Riceviamo e pubblichiamo in esclusiva questa lettera di un ex detenuto, da anni grazie alle misure alternative al carcere recuperato alla società e al lavoro, sposato, scrittore pubblicato, e soprattutto membro dei Consigli Direttivi dei pannelliani Partito Radicale e Nessuno tocchi Caino:
"La mia storia deve servire per molte persone detenute che sono in attesa della liberazione anticipata per essere liberi. Sono Marco, ho passato 19 anni della mia vita a combattere con questo sistema di magistratura.
Oggi sarei una persona libera, infatti dopo 19 anni, il 4 dicembre finiva la mia pena con l'accettazione dello sconto di due semestri di cui ho fatto richiesta. Ma la mia scarcerazione ad oggi, 8 dicembre, non è ancora arrivata. Per colpa di chi non lo so: il Magistrato di Sorveglianza, la sua Cancelleria, la Procura della Repubblica, altri? A me interessa poco a chi dare la colpa, ho un solo desiderio: essere un uomo libero.
Parlando con la mia assistente sociale, per assurdo se fossi stato ancora in carcere sarei stato già fuori, perché la mentalità di chi decide è che contrariamente da chi è chiuso in una cella, chi è fuori in misura alternativa può aspettare, perché "tanto sono a casa".
Ma non è così: anche se da anni "sono a casa", io dopo 19 anni ho voglia di sentirmi veramente libero, perché lo sono, perché è mio diritto, non è giusto che, avendo raggiunto il fine pena, ed essendo riabilitato, lavoratore, sposato, io debba ancora chiedere permesso al magistrato di sorveglianza per andare a trovare mia mamma al cimitero o per andare al cinema la sera. Sono un uomo libero, reinserito socialmente, e ho diritto a vivere finalmente tutto questo in modo pieno.
Se fosse solo per me non manderei alla stampa questa lettera: ma per noi delle "misure altenative" questa situazione è normale: rimanere carcerati giorni, settimane in più per malfunzionamenti burocratici. Ed io, che sono anche consigliere nel Partito Radicale e in Nessuno tocchi Caino, mi voglio esporre per tutti".
Di Umberto Baccolo.
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