Onorevole Vito, lei ha scritto su Twitter che la priorità democratica del prossimo anno sono i referendum e ha chiesto ai leader di tutti i cinque principali partiti di ribadire che si terranno in primavera, prima che si apra la giostra per il Quirinale. Ha aggiunto che di elezioni se ne dovrà parlare solo dopo. Le chiedo le ragioni che l’hanno spinta a questo appello e perché i referendum rappresentano, al punto in cui siamo, una priorità democratica?
"I referendum sono un istituto molto importante e possono servire anche a superare la disaffezione, che oggi gli italiani nutrono nei confronti della politica e a recuperarne la fiducia. Una disaffezione, ampiamente testimoniata dall’astensionismo, che ha caratterizzato le ultime elezioni amministrative. Credo che il rispetto dei partiti verso un istituto, che consente ai cittadini di esprimersi direttamente su delle questioni importanti, e verso gli stessi cittadini, che hanno firmato per i referendum, può servire a recuperare la partecipazione degli italiani alla vita democratica del Paese. Ricordo che si tratta di quesiti di grande interesse, quali sono quelli sulla giustizia, promossi non solo dal Partito Radicale e dalla Lega, ma anche da sette consigli regionali, quello sull’eutanasia, su cui c’è stata una pronuncia della Consulta che, inascoltata, ha invitato, il Parlamento a legiferare e, infine, quello sulla cannabis legale. Un referendum, quest’ultimo, importante, perché riguarda una fetta importante della popolazione, costretta attualmente a convivere con la normativa attuale, che ha depenalizzato il consumo, ma costringe il consumatore a ricorrere allo spaccio con tutti i rischi che ne conseguono. Come sa, il referendum prevede la possibilità di coltivare la cannabis in casa. Credo che sarebbe un segnale importante da parte dei partiti se il mio appello venisse accolto. Sarebbe come certificare che, comunque vada a finire per il Quinale e quali che sia le esigenze elettorali, i referendum noi li rispettiamo e vogliamo che si celebrino, a prescindere da tutto, nella prossima primavera".
Mi pare di capire che non sia solo una forma di rispetto per l’istituto referendario e per le centinaia migliaia di firme sottoscritte dai cittadini, ma che ci sia dell’altro. In altre parole, pensa anche lei che su un tema scottante, quale è quello della giustizia, ci sia bisogno di uno scossone, visto la morta gora in cui l’hanno trascinata i partiti, con tutte le incresciose conseguenze, a cui, impotenti, assistiamo, giorno dopo giorno?
"Il ministro Marta Cartabia sta procedendo nella direzione giusta con le riforme della giustizia civile di quella penale ma, come dice lei, il voto dei cittadini è sempre uno scossone per la politica e credo che anche su questi temi di grande attualità la partecipazione popolare e il voto referendario possano essere di grande aiuto, come tante volte è già accaduto in passato. L’importante in questa fase è che i partiti dimostrino di non voler essere autoreferenziali e riconoscano che non sono stati in grado di affrontare e risolvere tutta una serie di problemi, perché non c’è solo Il Pnrr, che certamente è importante, ma che ci sono anche le questioni, che riguardano la giustizia e i diritti civili. Sarebbe anche un modo per compensare la delusione per la sconfitta del ddl Zan e l’infausto applauso dei senatori alla notizia del suo affossamento".
Entrando nel merito, lei è favorevole ad alcuni dei capisaldi dell’iniziativa referendaria sulla giustizia, come la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei giudici?
"Assolutamente sì. Io li ho sottoscritti. Ho sottoscritto quelli sulla cannabis e sulla eutanasia legali e tutti i sei referendum sulla giustizia".
Il suo è, quindi, un sì incondizionato?
"Sarebbe uno scossone utile alla politica e ai partiti, ma è necessario che prima ci siano il riconoscimento da parte dei partiti dell’importanza dell’istituto referendario, la volontà di rispettarlo e l’assicurazione che, comunque vadano le elezioni per il Colle, i referendum si terranno in primavera. Sarebbe un grande segnale di responsabilità e di riconoscimento della volontà dei cittadini. Un segnale ancora più importante, in un momento, in cui è aumentato a dismisura il distacco degli italiani dalla politica. Quella dei referendum è una priorità democratica. Chiedo a Silvio Berlusconi, Enrico Letta, Giuseppe Conte, Giorgia Meloni e Matteo Salvini di accogliere il mio appello. Senza esitazioni".
di Antonello Sette
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