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Immagine del redattoreEdoardo Sirignano

R-ESISTERE, un libro per gettare la mascherina e uscire dal gregge


Intervista esclusiva (di Antonello Sette) SprayNews a Francesco Serra di Cassano, giornalista, saggista e scrittore


Serra di Cassano il titolo del suo nuovo libro è un imperativo: dobbiamo resistere per esistere. Ma resistere a chi?


"Il libro è una riflessione sulla crisi e sulle grandi tensioni politiche e culturali che attraversano oggi la società, ma che hanno già attraversato e orientato il primo trentennio del Novecento. Una riflessione che parte dalla Germania degli anni ’20 e arriva a quello che io chiamo il paradigma immunitario del nostro oggi post pandemia, parallelamente dominato da un’irrefrenabile rivoluzione digitale. Il tavolo di lavoro, che utilizzo come riferimento, è quello di Thomas Mann, che io considero il più importante artista tedesco fra le due guerre, straordinario paradigma interpretativo di un’epoca che ha segnato il destino del mondo: il “laboratorio” di Weimar, le trame, gli intrecci relazionali e concettuali che furono alla base delle grandi correnti culturali e dei percorsi creativi di anni tormentati e roventi. Il punto di arrivo e di confronto è la rivoluzione che ha attraversato i primi vent’anni del terzo millennio. La rivoluzione digitale con il suo carico di tensioni nel campo della comunicazione e dei social network e di una riorganizzazione dell’intero sistema che oggi condiziona le nostre vite".


Lei parla di un’analogia fra il primo Novecento e l’avvento del nuovo millennio. Visto come finì allora, è un’analogia che inquieta…


"Le analogie fra il mondo di ieri e quello di oggi sono evidenti. A mio giudizio, molti dei temi che si posero allora tornano prepotentemente alla ribalta oggi, anche con una drammaticità che rievoca gli anni che seguirono la crisi internazionale del 1929. La rivoluzione digitale ha di fatto prodotto un nuovo cambio di paradigma. La nostra vita è stata trasferita nell’eterno presente. Eravamo nel tempo, pienamente responsabili in ogni attimo delle nostre azioni. Ora viviamo l’irresponsabilità dei senza tempo. Dalla realtà siamo precipitati, senza più arte né parte, nel reality. E’ in discussione la nostra stessa funzione di esseri umani, in un mondo dominato dagli algoritmi, che determinano e organizzano anche le nostre scelte di vita".


Resistere per esistere è, quindi, un appello disperato?


"Il libro ha come presupposto la coscienza della crisi. Bisogna guardarla in faccia e scegliere la via di fuga, che può essere il presupposto di una rinascita, ma anche un cul de sac, un punto di non ritorno, quello della storia che ripiega su se stessa. Il Novecento alla fine ha dato delle risposte forti. Dalle guerre siamo usciti e siamo stati capaci di ricostruire un tessuto unitario. La mia speranza è che il miracolo si ripeta, ma dobbiamo prepararlo il miracolo con la consapevolezza e lo spirito critico. Consapevolezza e spirito critico che rischiano di venir annullati dal main stream che il sistema oggi dominante sprigiona".


Siamo, se ho capito bene, in un nuovo dopoguerra…


"Ha capito benissimo. E’ proprio così".


Come se ne esce?


"Sicuramente non se ne esce seguendo come un gregge le indicazioni che ci vengono fornite. Siamo soggetti a una grande trasformazione del sistema capitalistico che, però, non è più opera dei Governi e degli Stati, ma delle grandi piattaforme economiche, soprattutto americane, che determinano i nostri gusti e le nostre scelte, comprese quelle politiche. La nostra vita, che prima era molto più aperta alla casualità e ai desideri di ciascuno di noi, oggi è predeterminata in ogni scelta che noi pensiamo di fare liberamento. Dagli idoli politici alle vaccinazioni di massa. L’unica via di uscita è tenere la testa alta e mantenere una capacità di penetrazione critica che ci faccia valutare con obiettività quello che sta accadendo. E’ molto difficile, ma non impossibile. Nei tempi di grande crisi, come fu quella del Novecento, che portò, come sappiamo al nazismo e alle tragedie della seconda guerra mondiale, si può aprire un varco, come accadde allora, verso un futuro diverso e una prospettiva umanistica. Salvaguardare una prospettiva umanistica deve essere l’obiettivo e l’impegno degli uomini liberi, che non vogliono cedere al ricatto degli algoritmi prestabiliti dai nuovi padroni del mondo".


Giù la mascherina, quindi?


"Esatto. Possiamo proprio gridarla così".


di Antonello Sette

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