Oliviero Malaspina è stato tra i più stretti collaboratori ed amici di Fabrizio De André negli ultimi 7 anni della sua vita. Faber lo scoprì, lo mise sotto contratto con la sua etichetta discografica, gli fece fare l'apertura dei concerti nell'ultimo tour, e soprattutto stavano lavorando ad un album a quattro mani, il leggendario Notturni, che rimase incompiuto ed inedito per la morte del grande cantautore genovese.
Negli anni seguenti Malaspina è stato un autore schivo, poco prolifico, ma di culto, e premiatissimo: da citare almeno i tre premi Musicultura, il premio Lunezia (che ha diviso con Cristiano De André, del quale è co-autore di buona parte delle canzoni), il premio MGM a Los Angeles come miglior songwriter italiano, e soprattutto il premio UNESCO Messaggero di Pace per musica e poesia.
Oliviero è anche importante nella mia storia personale: nel 2014 ho scritto e diretto, con carta bianca, a Berlino, il suo videoclip più famoso, Volevo essere la luna nei campi, dall'album Malaspina, e lui nel 2018 ha firmato le colonne sonore di due miei cortometraggi, uno, Se fossi ME, di sensibilizzazione sulle tematiche trans per Arcigay, uno, Baccolo in omaggio a Sciolè appena prima della fine del mondo, una co-regia con il leggendario autore di teatro sperimentale Flavio Sciolè.
Oggi Oliviero, a ben sette anni da Malaspina – anni in cui ha pubblicato romanzi di successo adottati anche nelle Università e nei Licei come testi, e realizzato tante importanti collaborazioni musicali – torna finalmente con un rilancio alla grande che comprende un nuovo singolo, Il bisogno più profondo - che esce domani per la londinese Tilt Music, accompagnato da un videoclip, e che anticipa l'album previsto tra tre mesi - e forse un'ospitata speciale al Festival di Sanremo, nella volontà di concorrere l'anno successivo. Ho quindi chiamato il mio vecchio amico e collaboratore e abbiamo parlato di tutto ciò in esclusiva per Spraynews.
Cosa ci puoi dire in generale sulla genesi e sulle tematiche di questo brano?
Le canzoni nascono proprio dall’ispirazione di due note, per poi svilupparle in una loro struttura. La genesi strutturale di questo brano è ad esempio partita dal suono del basso, mentre la genesi del testo è una sorta di catarsi che non si uniforma al panorama musicale contemporaneo che è fatto di linguaggi nuovi molto interessanti però è tutto molto egopatico, tutto molto narcisistico, mentre in questo brano è un discorso diverso fin dal titolo, “il bisogno più profondo”, che è quello di andare a fondo di se stessi e nello stesso tempo cercare di capire gli altri, come si sviluppano i rapporti, come finiscono oppure la morte stessa che è una cosa che noi rimuoviamo ma è la nostra unica certezza.
Quindi c’è questo bisogno di essere mondo, anche di condividersi con gli altri. Perché secondo me, c’è bisogno di maggiore condivisione. Questo brano rappresenta proprio un bisogno di comunicare con se stessi e con gli altri, facendosi un bell'esame di coscienza.
L’Oliviero di oggi, che ormai è da tanti anni nel campo della musica e della poesia, che non è più un ragazzino, arrivato a questo punto sente ancora profondamente il bisogno di essere mondo?
Ma lo sento molto molto più di prima, perché comunque noi abbiamo vissuto quest'anno e mezzo di lockdown che ci ha soltanto peggiorati, ci ha rispediti fuori più egoisti e più egocentrici di prima: questa è la mia impressione, perdonami - senz’altro mi sbaglio. Quando io lessi i primi slogan “questa cosa ci migliorerà” io ho pensato “questa cosa ci peggiorerà”, perché nasceranno 7 miliardi di casini, che vanno dal sociale, al personale, all’economico e quant’altro e ci renderanno solo peggiori, più inclini alle nostre esigenze e non a quelle degli altri.
Questo penso sia anche un po’ dimostrato da tutte le cose che adesso stanno accadendo, che stiamo vedendo: anche le tensioni sociali che si stanno creando, che mostrano che non è una previsione pessimistica ma purtroppo realista.
Sì, tra l’altro è anche abbastanza “ridicolo” il fatto che si sono create delle tensioni sociali, sia da parte dei centri sociali, e lo dimostra Trieste, di estrema sinistra sia di estrema destra, su una presunta privacy del Green Pass e di una dittatura sanitaria, quando in realtà noi non abbiamo nessuna privacy, nel momento in cui ci iscriviamo a Facebook o firmiamo un contratto in banca o strisciamo una tessera di bancomat o di carta di credito o di sconto per la spesa al supermercato hanno tutti i nostri dati, e quindi non sarà poi quello il problema.
A questo punto visto che stiamo parlando di società, prima di tornare sul testo della canzone e su di te, ti chiedo una cosa. Tu hai lavorato molto, anche con me quando hai fatto la colonna sonora per il corto Se fossi me per Arcigay, sulle tematiche di omosessualità, transessualità, diritti: di recente hai seguito il dibattito sulla legge Zan, il suo affossamento e sui diritti Lgbt, e nel caso cosa ne pensi?
Sulla questione matrimonio e quant’altro io non sarei tanto interessato, mi interessano i diritti civili, cioè il fatto che se due persone stanno insieme poi possano avere una reversibilità di pensione e tutto quello che ne consegue; il fatto che facciano il matrimonio coi fiori e colori e palloncini mi interessa veramente poco: anche lì entriamo nel campo dell’esibizione. L’omosessualità come la sessualità è una cosa interiore, una cosa personale e quindi andrebbe vissuta come tale: e parlo da persona che non ha mai nascosto o vissuto con imbarazzo la propria bisessualità.
L’atteggiamento dell’opposizione nei confronti del DDL invece è stato orribile. Cioè uno può non essere d’accordo, ma l’atteggiamento è stato veramente non da popolo civile.
Torniamo al testo della canzone, tante frasi a me sono piaciute molto, e c’è una che ovviamente colpisce e mi viene da collegarla a te, quindi, citandoti, per l’Oliviero di oggi, a questo punto del tuo percorso, è più facile volare o cadere?
Guarda, allora io il volare lo intendo come funzione onirica. Da quando ho perso mia mamma nel 2018, e quindi sono rimasto completamente senza famiglia, la funzione onirica di collegamento nei sogni con i miei cari che non ci sono più per me è molto forte e quindi per me è molto facile volare in questo senso. Ancora più facile però cadere, perché vivi una sensazione al contempo di presenza ma anche di assenza tangibile che poi ti fa cadere ovviamente.
A riguardo dell'album che seguirà puoi già dirmi qualche cosa, sarà sulla stessa linea tematica musicale del singolo o andrà in diverse direzioni musicali e poetiche?
Guarda io ti posso anticipare che col singolo usciamo domani, il 7 Dicembre, mente con l’album usciremo tra 3 o 4 mesi, probabilmente anticipato da un altro singolo, ma tutto dipende da come andrà la questione Sanremo dove abbiamo passato la prima selezione, non siamo poi riusciti ad entrare nella competizione ufficiale ma ci siamo proposti per un'ospitata.
Per quanto riguarda le ricerche sonore io mi terrò sugli archi, sulla musica elettronica, sulla ricerca di nuovi suoni e anche sul linguaggio: io non ritengo che si possa fare poesia con la canzone, ma abbiamo mille possibilità linguistiche quindi cerchiamo di sfruttarle tutte. Chiaramente protenderò sempre a essere abbastanza lirico comunque perché questo è il mio calco e una volta che ce l’hai non lo cambi altrimenti ti snaturi.
Sia sul singolo che sull’album posso chiederti a livello strumentale con che musicisti con che band stai lavorando?
Ho integrato per esempio per il singolo con Lorenzo Calgaro che è un grande contrabbassista, pianista ed ingegnere del suono, poi ci sono Michele Ascolese, Roberto Piccoli, i batteristi come Sgaramella, Lotito, c’è parte dell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore. C’è veramente una struttura musicale potentissima.
E invece cosa mi puoi dire sulla collaborazione per questo lavoro con la tua nuova etichetta discografica?
Sto lavorando con Tilt Music Production che è di Londra e che è distribuita da Sony tramite The Orchard Company. Mi sto trovando molto bene, ci muoviamo su più fronti nel senso che poi chiaramente andrà fatto per l’album un lavoro differente. Io potrei contattare musicisti che hanno collaborato ad esempio con Fabrizio (De André, ndr), Guccini o Battiato piuttosto che con altra gente, e con cui abbiamo proprio un'intesa di spirito, lo spirito di fare buona musica.
Sono come una famiglia per te tutte queste persone, mi pare di capire.
Un’enorme famiglia tanto che io ho in mente di chiamarlo OlivieroMalaspina@Chambre43, Chambre43 mi è venuto in mente perché appunto è un gran casino quindi ci saranno anche dei pezzetti di musica da camera usando molti archi. Però vediamo ne sto parlando col mio produttore Ciro Imperato.
43 come mai, perché sono 43 persone?
No no 43 perché piaceva a me (ride).
Io in passato ti ho realizzato un videoclip e dopo l’album Malaspina tu hai fatto anche un mini tour di presentazione. Per questo singolo per questo album tu hai in programma di realizzare anche video musicali e magari anche un tour di concerti di presentazione?
Assolutamente sì. Con il singolo uscirà anche il video fatto da un videomaker che collabora col mio produttore, e sarà in forma di lyrics video in formato grafico.
Ti cito due nomi, Fabrizio De André e Leonard Cohen, che considero anche grandi poeti: tu prima mi hai detto che secondo te coi testi della musica non fai letteratura o poesia, secondo te quindi neanche loro?
No guarda, se a Fabrizio dicevi che le sue canzoni erano poesie si incazzava come una iena, ma lo stesso Guccini lo canta in una canzone perché “non è detto che a canzoni si fanno rivoluzioni si possa far poesia” Lo stesso Cohen… perché aveva il senso della misura e delle cose. Sapevano che la poesia è una bellissima donna vestita che ha una sua metrica e una sua musicalità e viaggia da sola, tutti gli esperimenti fatti di musicare poesie sono state catastrofi.
Quindi a questo punto secondo te il Nobel per la letteratura a Bob Dylan ci stava o era un po’ fuori luogo perché è un grandissimo ma non è letteratura?
Questo premio Nobel per la letteratura lo ho trovato assolutamente fuori luogo: non è letteratura sono testi di canzoni. Ma è stata un’operazione politica chiaramente, come lo era stata quella del Nobel a Dario Fo.
Ricollegandomi a De André, lui o Gaber o Guccini erano artisti politici: secondo te oggi che i tempi sono cambiati potrebbe ancora trovare spazio un artista della musica, un cantautore che dice le cose come De André o ormai non c’è più spazio per questo tipo di cose, lo censurerebbero, non uscirebbe?
Ai tempi c’era più spazio sociale ma anche oggi c’è qualche elemento della trap che riesce con dei linguaggi differenti a trasmettere l’inquietudine delle periferie.
Come mi commenti questo enorme successo che adesso stanno avendo i Maneskin?
I ragazzi hanno lavorato, suonavano per le strade di Roma, hanno fatto gavetta in quel senso. Sono contento del loro successo assolutamente, portano in giro la musica italiana che non è mai un male.
Ti chiederei un ricordo di Battiato, un pensiero su di lui che è mancato da poco.
Di Battiato io ho in mente la sua gentilezza perché gli avevo mandato dei provini. Sai che lui aveva questa etichetta che si chiamava L’ottava, ecco lui era innamorato di due o tre miei pezzi e però mi faceva sempre ritardare con la segretaria perché lui era indeciso se inciderlo o farmeli incidere ma lui era sempre gentilissimo. Poi è partita la botta di La voce del padrone e tutte le altre cose, e chiaramente è stato il primo disco che ha venduto 1 milione di copie, cioè lo ascoltavano dai bambini di due anni a mia nonna a 95.
Tra l’altro sento da quello che mi racconti che tu sei molto aperto anche a generi lontanissimi da quello che fai tu, come la trap.
Io avendo fatto chitarra classica ascolto tutto dalla classica dalla trap, cerco di capire come dividono le sillabe. Io ho studiato, studio e continuo a studiare perché so di non sapere.
Oltre che cantautore sei autore di alcuni romanzi e libri di racconti e raccolte poetiche, il tutto vincitore di diversi premi e che ha riscosso successo di critica: il tuo ultimo libro è stato addirittura adottato come libro di testo in alcune Università e scuole superiori. A livello letterario in Italia cosa stai vedendo che che trovi interessante, da tenere veramente d’occhio?
Oliviero Malaspina! Penso davvero di essere uno dei più bravi, prosa e lirica pazzesca (ride)! Poi Giuseppe Cristaldi e poi appunto andiamo su Tondelli, Gianpaolo Serino, e poi sai ne leggo talmente tanti che mi sfuggono, ce ne sono di bravi: tutti quelli usciti da Einaudi alla fine degli anni 90 da Gioventù cannibale, questa gente qui. Tanti tanti tanti mi piacciono.
Di Umberto Baccolo.
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